I risultati del Privacy Sweep 2014 su app mobile e privacy

L’utilizzazione crescente di app mobile negli ultimi anni ha determinato un particolare interesse da parte delle Autorità per la protezione dei dati personali.

Il settore delle app mobile rappresenta infatti un terreno delicato per la privacy: molteplici e di varia natura i dati presenti su smartphone e tablet e che possono essere acquisiti attraverso l’utilizzo delle applicazioni installate, varie le finalità per cui i titolari delle app o gli ulteriori attori coinvolti (quali ad esempio sviluppatori, app store o società terze) possono utilizzare le informazioni acquisite.

Sebbene non manchino iniziative tese a richiamare i principi e gli obblighi da dover rispettare nel caso di trattamento dei dati tramite app mobile (si pensi, ad esempio, al Parere adottato dalle Autorità per la privacy europee, il 27 febbraio 2013, proprio in materia di “applicazioni per dispositivi intelligenti”), sono ancora numerosi i casi di violazione della normativa.

Ciò è stato confermato dall’esito dell’indagine svolta dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, nell’ambito dell’iniziativa globale “Privacy Sweep 2014” promossa dal Global Privacy Enforcement Network, al fine di verificare quale sia il livello di tutela dei dati garantito ed individuare quali siano le maggiori criticità per la privacy degli utenti che utilizzano applicazioni mobile.

Ebbene i risultati sono chiari: “una su due delle applicazioni mediche italiane e straniere analizzate dagli “sweepers” dell’Authority italiana, scelte a campione tra le più scaricate disponibili sulle varie piattaforme (Android, iOs, Windows, etc.), non fornisce agli utenti un’informativa sull’uso dei dati preventiva all’installazione, oppure dà informazioni generiche, o chiede dati eccessivi rispetto alle funzionalità offerte. In molti casi l’informativa privacy non viene adattata alle ridotte dimensioni del monitor, risultando così poco leggibile, o viene collocata in sezioni riguardanti, ad esempio, le caratteristiche tecniche dello smarphone o del tablet”.

Anche a livello internazionale i risultati dell’indagine hanno mostrato come vi sia una scarsa attenzione alla tutela della privacy degli utenti utilizzatori di app mobile.

Infatti, su un campione di oltre 1200 applicazioni esaminate, “appena il 15% risulta dotato di un’informativa privacy realmente chiara. Nel 59% dei casi è stato difficile per le Autorità di protezione dati reperire un’informativa privacy prima dell’installazione”.
Si tratta di risultati che devono certamente far riflettere e che devono incentivare interventi, a livello nazionale e globale, tesi a sensibilizzare gli operatori del settore, chiamati a rispettare la normativa in materia di privacy, non solo per le sanzioni altrimenti previste nel caso di violazione, ma anche per evitare le conseguenze negative in termini di reputation direttamente collegate ad un trattamento non conforme alle previsioni normative vigenti.